Come associazione che rappresenta le imprese del trasporto siamo sconcerti dall’atteggiamento del Ministro dei trasporti Toninelli che interviene su ogni questione che riguardi gli immigrati, il calcio i massimi sistemi ma, nonostante le ripetute richieste, non ha concesso alcun incontro per avviare un confronto con la categoria ed ascoltare le problematiche che ogni giorno affliggono le imprese di autotrasporto e che frenano il rilancio dell’economia!
Preoccupa che il Ministro, assumendo questo atteggiamento, disattenda palesemente uno dei principali punti cardine sui cui si fonda il codice che regolamenta il settore in caso di sciopero: “si rende indispensabile, per un positivo confronto che produca lo sviluppo di avanzate relazioni industriali; una consultazione costante, e possibilmente preventiva delle organizzazioni firmatarie che attuano il presente codice”.
Le richieste di incontro avanzate al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, hanno rispettato gli impegni sanciti dal codice di autoregolamentazione e coloro che si alternano alla guida di questo Dicastero, dovrebbero averlo bene in mente.
Sono 117.784 nel 2017, le imprese di autotrasporto iscritte alla CCIAA; di queste 81.103 (68,86%) sono imprese artigiane (sino a 8 addetti): tutte rivendicano il diritto al confronto ed al lavoro. Il sistema trasportistico italiano, è uno dei settori maggiormente colpiti dalla congiuntura economica: dal 2008 al 2017 sono cessate 26.946 imprese di autotrasporto.
Per risollevarlo occorrono immediati interventi sui mali endemici che lo affliggono: estrema polverizzazione del settore, elevati costi di gestione e conseguente dumping sociale subito dalle imprese estere, assenza di una incisiva politica europea che promuova condizioni di partenza uguali per tutti, carenza di valori indicativi di riferimento che garantiscano sicurezza stradale ed adeguatezza sociale.
In queste condizioni in Italia “sbarcano” ogni giorno flotte di camion targati Polonia, Romania, Bulgaria, Slovacchia ed altri Paesi dell’Est UE. Soltanto i vettori polacchi, in Europa, hanno incrementato l’attività di cabotaggio del 120% e percentuali simili li ritroviamo in tutti i paesi dell’Est. In questi paesi il salario minimo è inferiore a euro 500/mese e il costo del gasolio è pari a euro 1,09 per la Bulgaria, euro 1,16 per la Polonia e di euro 1,26 per Romania e Slovacchia. A maggio il prezzo del gasolio in Italia era pari a euro 1,50; dai 24 ai 40 centesimi in più a litro. Per l’autotrasporto italiano con queste differenze non c’è partita!
Se a questo aggiungiamo il riconoscimento di importi minori rispetto a quelli attesi per le deduzioni forfetarie (aggravio sulle imposte che va da 770 a 2 mila euro per ogni impresa che guida personalmente il proprio mezzo), con un provvedimento pubblicato il 17 luglio solo dopo la proclamazione di un Fermo nazionale dell’autotrasporto, a cui aggiungere il previsto taglio sul fondo destinato ai pedaggi autostradali (48 milioni di euro in meno nel 2019 e 2020) e su quello riservato al rimborso delle accise (fondo decurtato del 15% da Gennaio 2019: 254.655.000 euro in meno), L’AUTOTRASPORTO ITALIANO COLLASSA!
Il Governo deve fare la voce grossa con l’Europa non solo per il problema degli sbarchi degli immigrati ma anche per armonizzare le condizioni di lavoro delle imprese europee, almeno in tema di costo del lavoro e costo del carburante!
Per ribadire che la normativa europea che non può prevedere, almeno sino a quando non vi siano uguali condizioni di partenza, ulteriori liberalizzazioni.
Il Governo italiano intervenga per portare le imposte sul gasolio sotto il 50% del costo complessivo alla pompa (in Italia tassazione ed accise incidono per il 59,9%, secondo posto per maggiori imposte applicate, prima di lei solo il Regio Unito).
Il Governo Austriaco, il 22 Marzo, ha contingentato il transito a 300 mezzi pesanti sul Brennero all’ora, creando notevoli disagi alle imprese di autotrasporto in transitano; chilometri di coda con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza, impatto ambientale e diminuzione della velocità commerciale!
Quello del Brennero e l’attraversamento del Tirolo è l’asse più utilizzato per lo spostamento delle merci tra l’Austria e l’Italia, e se al nuovo esecutivo sta veramente a cuore la convivenza con l’Europa senza vassalli e valvassori, che si facciano rispettare anche su questo argomento e determinino il ripristino immediato della regolarità nella circolazione!
Le imprese di autotrasporto lamentano da tempo la diffusa carenza di personale negli organici degli uffici territoriali delle motorizzazioni con conseguenze che, si riversano sugli autotrasportatori in termini di biblici allungamenti dei tempi di effettuazione delle operazioni di revisione dei veicoli.
Effetti che ricadono sulle imprese che lavorano con l’estero in quanto con il solo foglio che annota la revisione posticipata, non possono circolare all’estero, ma anche sulla sicurezza di tutti gli operatori del settore e dell’intera comunità! I veicoli vengono infatti sottoposti, ogni anno, a revisione per assicurare che circolino in condizioni di massima efficienza, tale da garantire la sicurezza e da ridurre il rumore e l’inquinamento. Si chiede al Governo di modificare il codice della strada per effettuare anche le revisioni dei veicoli pesanti presso centri privati come già accade per gli altri veicoli.
Cambiamento dovrebbe esserci anche nei tempi di pagamento dei servizi di trasporto: spesso di attesa prima di incassare!
Il Governo deve prendersi a cuore la velocizzazione dei tempi di pagamento (oggi va da 90 a 180 giorni) come quella, ad esempio, di estendere a tutti (oggi è valida solo per le imprese in contabilità ordinaria), la possibilità di pagare le imposte solo al momento in cui viene incassata la fattura e, di rendere deducibili le fatture passive solo quando pagate.
Così come è incomprensibile che la deroga sulla fatturazione elettronica fino a Gennaio 2019 è stata concessa a tutte le imprese che si riforniscono presso distributori stradali di carburanti tranne alle aziende di autotrasporto con propria cisterna .
Incertezza e difformità di comportamento sono state denunciate sul rilascio delle autorizzazioni per i trasporti eccezionali. La stragrande maggioranza degli enti territoriali è ben lungi dalla realizzazione di un “catasto delle strade” che indichi i transiti più sicuri; da ciò deriva un maggiore irrigidimento delle procedure e la richiesta sistematica di asseverazioni dello stato delle infrastrutture a carico delle imprese richiedenti l’autorizzazione al transito.
Il problema del transito in sicurezza nelle infrastrutture viarie, non riguarda soltanto i trasporti eccezionali e/o in condizioni di eccezionalità. Le criticità di ponti, cavalcavia e sovrastrutture viarie che sistematicamente stanno emergendo in più parti del sistema stradale italiano, rischiano di isolare regioni importanti come, ad esempio, quelle che interessano i due versanti del fiume Po’ (Lombardia – E. Romagna).
L’autotrasporto italiano si auspica che, quanto prima, sia convocato dal Ministro Toninelli, avviando così un percorso per dare la giusta attenzione anche a queste tematiche che sono parte importante delle esigenze complessive del settore. Rispetto a tutto ciò ed ai conseguenti sviluppi sulla proclamazione di fermo, qualsiasi decisione si prenderà, un cosa è certa: va preservata l’unitarietà della categoria.
In caso contrario sarà la fine perché, come in una “matriosca”, oggi ci sfilano le deduzioni, domani i pedaggi e le accise, dopodomani la formazione e gli investimenti e, alla fine: perdiamo la capacità e la forza di rappresentanza!
Gli effetti sarebbero deleteri per tutti !!
Vi informeremo tempestivamente sugli sviluppi della proclamazione di fermo che emergeranno
dagli incontri che sicuramente verranno convocati in questi giorni.