La Plastic tax non sembra rispondere a una svolta green e, pur comprendendo, in linea di principio, le motivazioni all’origine, come CNA fatichiamo ad attribuire all’attuale formulazione della legge una ragione diversa dall’urgenza di raccogliere risorse.
Colpire indifferentemente tutti i prodotti senza alcuna distinzione sulla base delle potenzialità di nuova valorizzazione (attraverso riciclo e recupero della plastica) – né per quelli che contengono materiale riciclato – è una misura che si muove in senso contrario rispetto alla volontà dichiarata di sostenere l’economia circolare. Senza contare, poi, che sugli imballaggi in plastica già oggi gravano tasse (Contributo Conai) che finanziano la loro raccolta e riciclo. Contributo che, peraltro, viene già applicato in misura differenziata proprio in base alle caratteristiche ambientali dell’imballaggio.
Il settore della micro e piccola impresa del settore alimentare, costituisce il 98% di un comparto che in Italia conta quasi 60 mila imprese e oltre 133 miliardi di euro di fatturato. Prendendo ad esempio il caso di un caseificio di piccole dimensioni (14 dipendenti e 3 milioni di fatturato annuo) si osserva che l’entrata in vigore della nuova norma comporterà costi aggiuntivi per € 45.000 nel 2020. Questa cifra è pari al costo aziendale medio di almeno 1 dipendente. Inoltre si configura un problema anche tecnico di intempestività nell’emanazione della norma: ad oggi nella conservazione degli alimenti ad esempio non esiste un’alternativa valida alla plastica tradizionale, per via della maggiore deperibilità degli alimenti conservati in imballaggi composti da bioplastiche e perché queste ultime non sono ancora sufficientemente presenti sul mercato per soddisfare il fabbisogno delle aziende. Come CNA parliamo quindi di un autentico freno alla crescita, anche sul terreno occupazionale, ambito in cui il nostro settore fa registrare un numero di 385 mila occupati, il 60% dei quali concentrati nelle Regioni del Nord. Questa nuova tassa si risolverà per la filiera delle micro e piccole imprese del settore alimentare in un semplice costo senza determinare, nelle attuali condizioni di mercato dove la GDO domina sui piccoli produttori, l’adozione di soluzioni alternative alla plastica tradizionale.