Ad aprile 2018 (a due anni dal codice) varati solo 25 provvedimenti su 62
L’accelerazione delle ultime settimane, impressa dal ministro delle Infrastrutture e dal presidente dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), per concludere l’iter dei tanti provvedimenti attuativi previsti dal codice appalti non può far dimenticare che la strada da percorrere resta ancora tanta.
Questo è vero sia dal punto di vista numerico, visto che siamo a quota 25 provvedimenti attuativi su 62, sia dal punto di vista qualitativo. Basti citare il caso della qualificazione delle stazioni appaltanti, di cui non si sa ancora nulla. E non è poca cosa: il “pacchetto” stazioni appaltanti include un paio di decreti della presidenza del Consiglio, un testo dell’ANAC e un decreto del MIT sulla Semplificazione in tema di digitalizzazione. Si attende poi la pubblicazione del decreto sulla direzione lavori, pronto da settimane ma perso di vista. All’appello manca inoltre il decreto sui livelli di progettazione.
Dall’ANAC si attendono vari documenti, tra cui i più importanti sono le linee guida sugli affidamenti in house dei concessionari, così come le linee guida sull’offerta economicamente più vantaggiosa, appena vistata dal Consiglio di Stato nella versione post correttivo e valutata poco chiara e inadatta ad aiutare concretamente le SA a scegliere tra i due metodi di aggiudicazione. Nella lista dei documenti mancanti ci sono anche le linee guida sui costi standard dei lavori pubblici e quelle sui prezzi di riferimento per i beni e servizi, così come il provvedimento sulle classifiche di qualificazione dei contraenti generali.