In merito all’articolo del 4 giugno luglio della Provincia Pavese sul consumo record del suolo dalle logistiche come Associazione vogliamo segnalare che lo stesso record, questa volta negativo, la nostra provincia lo detiene nella scomparsa delle imprese di autotrasporto locali. Questo significa che non sempre al crescere degli insediamenti, cresce l’economia locale, ne tanto meno migliora la qualità della vita dei suoi residenti.
La provincia pavese si sta ormai caratterizzando per essere un territorio con una presenza diffusa di aree coperte destinate a servizi logistici. A questo enorme utilizzo di suolo non corrisponde però una crescita del tessuto economico ne tanto meno dell’occupazione. Anzi le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo le strade più dissestate del nord Italia. Sui ponti invece la situazione è oltre l’emergenza, è cronica. La possibilità di realizzare un nuovo ponte della Becca è ancora solo un impegno del Governo senza una data e senza una copertura. Siamo in attesa del progetto di fattibilità sui costi di realizzazione senza avere una data di partenza e sopratutto senza avere i soldi stanziati per la sua costruzione.
Il secondo ponte quello di Pieve Porto Morone è fermo con le quattro frecce da 2 anni. Questo è anche il ponte che serve alla logistica di Castel San Giovanni, fuori dalla provincia di Pavia, quindi a due passi come lavoro ma, praticamente irraggiungibile dalle imprese pavesi.
Le conseguenze per chi vive e lavora nella nostra provincia sono di pagare ogni giorno maggiori costi per usura dei veicoli, distanze superiori ad altri concorrenti, con tempi di lavoro aggiuntivi senza alcuna entrata corrispondente.
Nel tragica vicenda del viadotto Morandi a Genova, il governo ha stanziato 20 milioni solo per risarcire le imprese di trasporto del maggior costo per itinerari stradali più lunghi e dei tempi di lavoro maggiori.
Invece in provincia di Pavia, negli ultimi dieci anni sono sparite 220 imprese del settore trasporti. Nel 2008, in provincia, le imprese artigiane dell’autotrasporto merci erano 1.021 e occupavano circa 2.360 addetti, mentre al 31/12/2018 il numero di queste imprese è sceso a 802 con appena 1.750 addetti. Un saldo negativo di imprese maggiore di tutti gli altri settori economici pavesi.
CNA Fita di Pavia lancia l’allarme: bisogna fermare la crescita indiscriminata delle logistiche, anche per quelle esistenti, bisogna richiedere servizi migliori per l’arrivo dei veicoli con aree di sosta dedicate. Gli oneri che questi insediamenti pagano agli enti locali devono servire a migliorare e rendere più sicura la rete stradale locale. Bisogna definire con chiarezza quali sono le misure compensative minime per il nostro territorio per rilasciare nuove autorizzazioni ad insediamenti logistici con impatto ambientale e viabilistico rilevante.