L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), si è nuovamente pronunciata negativamente in merito all’articolo 10 del Decreto Crescita. Secondo l’Autorità il provvedimento e il relativo decreto attuativo dell’Agenzia delle Entrate porta a delle “criticità concorrenziali”.
Dall’Antitrust arriva infatti una segnalazione formale a Parlamento, Governo e Agenzia delle Entrate sui meccanismi di cessione degli sconti fiscali, nella quale si denuncia come la nascita di strumenti che impongono di gestire grandi masse di detrazioni favorisca le imprese più strutturate, a scapito delle più piccole, e che la norma va corretta in maniera radicale.
Di seguito un breve estratto del comunicato dell’Autorità:” La combinata lettura dell’art. 10 del Decreto Crescita e del relativo Provvedimento attuativo dell’Agenzia delle Entrate è nel suo complesso, distorsivo delle dinamiche di mercato, in quanto la prevista modalità di fruizione da parte dei clienti finali delle agevolazioni fiscali individua di fatto vantaggi competitivi in capo solo ad alcune imprese, in ragione delle loro caratteristiche soggettive.
A tale riguardo si deve osservare che la cessione del credito d’imposta si traduce nei fatti in un vantaggio competitivo differenziale in favore delle imprese di maggiore dimensione e/o grandi trader di energia, a danno delle micro, piccole e medie imprese, per le quali lo strumento della cessione del credito con recupero a compensazione risulta di difficile, se non di impossibile, utilizzo.
In conclusione, l’Autorità ritiene che l’intero corpus normativo possa generare un’indebita distorsione nell’offerta, con evidenti ricadute negative in danno dei consumatori che vedrebbero significativamente ridotta la loro libertà di scelta.”
In altre parole, secondo l’Atitrust, la modalità di fruizione delle agevolazioni fiscali prevista per i clienti finali, crea dei meccanismi che andrebbero a favorire le imprese di dimensioni più grandi (per lo più multiutility e gestori di energia), in quanto queste possono disporre di una liquidità maggiore e di una maggiore capienza fiscale rispetto alle PMI.
Non si tratta della prima segnalazione dell’Antitrust con contenuti simili. A metà giugno, su richiesta della nostra Associazione, l’AGCM si era espressa pubblicando un documento nel quale si auspicava la modifica delle norme in fase di conversione del provvedimento: il Dl, però, a fine giugno è stato comunque convertito, senza ascoltare le richieste avanzate dall’Authority e da tutte le associazioni rappresentative delle MPMI italiane. Da allora, l’articolo 10 si è confrontato con la pratica del mercato: sono diversi i soggetti che hanno cominciato a offrire ai loro clienti l’utilizzo degli strumenti del decreto crescita. E le preoccupazioni dell’AGCM hanno evidentemente trovato conferma, tanto che adesso arriva un atto di segnalazione formale alle istituzioni.
A questo si aggiungono i recenti emendamenti presentati alla Legge di Bilancio da più gruppi parlamentari di svariata estrazione politica.
In particolare sono stati presentati 3 emendamenti che chiedono l’abrogazione di tutto l’art.10 (Fdl, PD, FI) e ben 13 emendamenti che chiedono la soppressione dei commi 1, 2, 3 e 3-ter (Fdl, PD, FI, M5S, IV e gruppi misti).
In questo scenario auspichiamo che non si possa più restare sordi alle segnalazioni di cui la CNA in primis si è fatta portavoce fin dalla bozza del cosiddetto Decreto Crescita, e che ora vengono rafforzate da tutto il mondo associativo, dall’Autorità Garante della Concorrenza, e dagli emendamenti di tutto il mondo politico: è ora che il Governo accetti il fatto che l’art. 10 è stato un grave errore dettato da una scelta frettolosa che, come sempre più spesso accade, è stata presa senza interpellare nessuna delle parti che ogni giorno lavorano in questo ambito (associazioni e imprenditori). Dopo la presa di coscienza ci aspettiamo ovviamente, in tempi rapidi, una correzione di rotta.