E’ duro il giudizio della CNA sul Decreto Dignità varato ieri sera dal Consiglio dei ministri.
Il primo atto del governo ha profondamente deluso le aspettative di artigiani e piccole imprese. L’irrigidimento introdotto nell’utilizzo dei contratti a tempo penalizza quanti stanno creando occupazione. L’unica certezza è quella di alimentare il contenzioso giudiziario annullato, in questi anni, proprio dalla eliminazione della causale nei contratti a tempo determinato. Una certezza sostenuta dall’allungamento del periodo di tempo nel quale sarà possibile impugnare il contratto. L’intento di contrastare il lavoro irregolare rischia, così, di trasformarsi in un boomerang, disincentivando la stabilizzazione dei posti di lavoro.
Dopo la cancellazione dell’obbligo della causale, l’occupazione nelle micro e piccole imprese e nell’artigianato ha registrato una crescita del 12,4 per cento, sostenuta anche dal miglioramento del clima congiunturale, ma soprattutto dalla possibilità di assumere con il contratto a tempo determinato, cioè con uno strumento che consente alle imprese di trasformare ogni aspettativa di ripresa in nuova occupazione.
Nel complesso, in Italia la quota di contratti a tempo determinato è del 12,1 per cento, in linea con la media di contratti temporanei nell’Unione europea (12,2 per cento) e ben al di sotto del 13,7 registrato nell’Eurozona.
Va sottolineato che questa tipologia contrattuale garantisce piena tutela ai lavoratori assunti e parità di trattamento rispetto agli assunti a tempo indeterminato. Esiste il rischio concreto che eventuali modifiche affrettate abbiano le stesse conseguenze negative dell’abolizione dei voucher, che ha prodotto una drastica riduzione delle attività per le quali venivano utilizzati.