L’ultimo decreto Milleproroghe non ha citato il Sistri, che finora era stato continuamente sospeso perché ritenuto macchinoso e malfunzionante e perché manca un gestore, dopo che la Selex è stata esonerata dal sviluppo e dalla sua applicazione e manca ancora il nome del suo successore.
Il 1° gennaio 2019 il sistema di tracciamento telematico dovrebbe entrare pienamente in vigore, con le sanzioni per chi non lo applica. Che il sistema non è efficace lo riconosce lo stesso ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ha dichiarato il 17 settembre che il Sistri “non ha funzionato”, affermando che sarà sostituito entro la prossima primavera da un nuovo sistema di tracciabilità.
La bocciatura del SISTRI da parte degli imprenditori invece è totale. A nove anni dalla sua nascita, il SISTRI (Sistema di controllo della Tracciabilità dei Rifiuti) continua a fallire completamente rispetto agli obiettivi che ne avevano motivato l’introduzione.
Un voto medio ampiamente inferiore al tre, in una scala da 1 a 10. E’ la valutazione assegnata al SISTRI dalle circa 1700 imprese associate alla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e media Impresa (CNA) che hanno partecipato all’indagine condotta dal Centro studi della Confederazione.
Di queste imprese oltre la metà (50,9%) è assoggettata al tracciamento digitale dei rifiuti speciali. Dall’aprile 2014, infatti, il Sistema di tracciamento informatico dei rifiuti speciali pericolosi è obbligatorio esclusivamente per i produttori con oltre dieci dipendenti e per le imprese coinvolte nel trasporto, recupero e smaltimento.
Va detto subito che, per l’83,5 per cento degli imprenditori coinvolti nella ricerca, la tracciabilità dei rifiuti è un obiettivo irrinunciabile. Purtroppo il SISTRI è ritenuto del tutto inadeguato a garantire la tutela dell’ambiente dal 90 per cento delle imprese.
Tra gli aspetti negativi: la funzionalità tecnologica, la gestione delle procedure, gli obblighi normativi, gli aiuti alle imprese. I due terzi dei produttori di rifiuti speciali pericolosi, fino a dieci dipendenti, hanno abbandonato il SISTRI tornando al precedente sistema cartaceo. Il voto assegnato al Sistri dalle imprese si ferma, in media, a 2,7 in una scala da uno a dieci. Inoltre, il gradimento del Sistema tra le imprese fino a dieci dipendenti (2,6) è più basso di quello riscontrato tra le imprese con oltre dieci (2,8).
Il voto medio sulla funzionalità tecnologica del Sistri si ferma a 2,9. Alla sufficienza arriva per un risicato 15,7% delle imprese. Ma il ben più sostanzioso 48% l’ha valutato al minimo del rank: uno. Ancora più ridotto è il 2,8 assegnato dagli imprenditori alla gestione delle procedure SISTRI. Solo per il 13% di loro supera la sufficienza. Mentre per il 46,7% merita il voto minimo.
Assegnando 2,5 al SISTRI sotto il profilo di chiarezza e applicabilità degli obblighi normativi gli imprenditori denunciano opacità e inapplicabilità della procedura. Solo per l’8,9% di loro è sufficientemente chiara (e l’hanno premiata con un voto superiore al sei) mentre più della metà degli interpellati (51,6%) le ha assegnato il tombale uno.
Il SISTRI dall’indagine risulta essere costoso e per le aziende l’utilizzo del SISTRI può risultare fonte di aggravi ed extra-costi anche per imprese che non lo usano ma hanno rapporti con quanti, invece, lo utilizzano. Emerge inoltre che per il 78,5% delle imprese il SISTRI ha prodotto su di loro effetti negativi di vario tipo, tra i principali: – rallenta l’attività ordinaria; fa aumentare i prezzi; obbliga le imprese a rivolgersi a trasportatori/gestori diversi; rende necessario personale aggiuntivo.
Se non ci sarà un ulteriore rinvio del Sistri, che già oggi costa alle imprese solo di contributo e iscrizione 200 milioni di euro, dal 1° gennaio i costi potranno salire perché entreranno in vigore le sanzioni, finora rinviate. Le multe per mancata o irregolare tenuta del registro cronologico e delle schede Sistri variano da 2.600 a 15mila euro, che salgono a 93mila euro nel caso di rifiuti pericolosi. Perciò, Cna chiede al Governo un intervento urgente.